“Il maggiore armonista d’Italia, vale a dire, del mondo” , così J.J. Rousseau definisce F. Durante, elogiando e rimarcando quello che fu per gli estimatori il maggior pregio del Maestro, e , per i detrattori , il suo massimo limite: essere un armonista.
“Il maggiore armonista d’Italia, vale a dire, del mondo” , così J.J. Rousseau definisce F. Durante, elogiando e rimarcando quello che fu per gli estimatori il maggior pregio del Maestro, e , per i detrattori , il suo massimo limite: essere un armonista.
Dal manoscritto conservato presso la Biblioteca Comunale di Noto, nella cosidetta Libreria musicale Altieri al vol. 49 dal fl80r al 106v. Il volume è in quarto oblungo di cm. 28 x 21. Alla pag. 80 reca l’intestazione Originale / Miserere a 5 Voci di N. N. / del sig,r D. Francesco.
“Il maggiore armonista d’Italia, vale a dire, del mondo” , così J.J. Rousseau definisce F. Durante, elogiando e rimarcando quello che fu per gli estimatori il maggior pregio del Maestro, e , per i detrattori , il suo massimo limite: essere un armonista.
È indubbio che Schubert conoscesse bene lo strumento: forse lo attirava la sua duplice personalità la matrice popolare e dotta nel contempo; ad attestarlo, la pregevole fattura degli accompagnamenti di questi Sei Lieder per coro maschile e tuttavia soltanto nel terzetto “Ertöne, Leier zur Festesfeier” la parte della chitarra è autografa.
La Tarantella del 1870 che pubblichiamo ( in autografo nella Biblioteca del Conservatorio di Napoli), piuttosto inusuale nell’organico, quattro voci e pianoforte, ancora un segno della fantasia dei grandi maestri del secondo ottocento napoletano.
L’Angelica, una serenata che, oltre al suo notevole valore artistico, presenta numerosi motivi di interesse: eseguita il 4 settembre 1720, e replicata a distanza di pochi giorni, il 7 settembre, a Napoli nel palazzo di Antonio Carmine Caracciolo, principe della Torella, per festeggiare il compleanno di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, moglie dell’imperatore Carlo VI, essa nacque dalla collaborazione tra l’allora quasi sconosciuto Pietro Metastasio, di cui rappresenta il primo libretto per musica, e Nicola Porpora, che, profittando del ritorno di Alessandro Scarlatti a Roma, impegnato nel 1719 nell’allestimento del Marco Attilio Regolo al Teatro Capranica, con questo lavoro consolidava la sua posizione di compositore di primo piano, confermando il successo ottenuto con la rappresentazione del Faramondo nel novembre 1719 al Teatro di San Bartolomeo.