L’adozione della sola chiave di basso risulterà sicuramente più comoda per il continuista, che non dovrà pensare la cifratura del b.c. in rapporto a chiavi diverse.
Se è oramai fortunatamente obsoleta l’abitudine di aggiungere una realizzazione del basso continuo alle edizioni di musica barocca, essendosi finalmente compresa l’importanza e l’insostituibilità della estemporanea realizzazione di esso, crediamo che nulla toglierà al risultato musicale e filologico, nonché al gusto musicale e alla soddisfazione dell’interprete, aver facilitato il suo compito con accorgimenti come quello di cui sopra.
Più difficile, invece, è stata la scelta se mantenere nel b.c. solo la cifratura originaria, spesso lacunosa (all’epoca, del resto, era richiesto all’esecutore non solo di realizzare un basso continuo, ma spesso anche di cifrarlo per intero) talaltra invece meticolosa e perfino ridondante e che, comunque, appare posta in maniera incoerente (passaggi identici si trovano ripetuti con cifre a volte su alcune note a volte su altre). Data la finalità pratica della presente edizione abbiamo preferito integrare la numerica, laddove la stessa fosse chiaramente sottintesa e desumibile dalla parte del canto o dalle convenzioni tipiche della prassi dell’epoca e dallo stile dell’autore, e renderla più coerente al fine di una più immediata fruizione da parte dell’esecutore. Nel fare ciò abbiamo forse peccato per eccesso piuttosto che per difetto, ma, essendo la numerica aggiunta posta tra parentesi quadra, resta al lettore la libertà di interpretazioni alternative.
L’allineamento delle note del basso con il canto nel manoscritto è solo approssimativo; si è così proceduto ad un corretto allineamento. Inoltre, nel caso di più accordi sulla stessa nota del basso, si sono allineate le relative cifre (che nel manoscritto appaiono affiancate) con le note del canto cui si riferiscono. Si richiama, comunque, l’attenzione del lettore sulla prassi esecutiva per cui, in alcune cadenze dei recitativi, il continuo eseguiva i due accordi cadenzanti (dominante – tonica) dopo che il canto aveva già concluso la sua frase, senza riguardo dunque all’allineamento grafico e al valore complessivo della misura.
Si è anche normalizzata la grafia della numerica, che nel manoscritto compare in maniera non coerente, talvolta sopra talaltra sotto la nota, ponendo tutte le cifre sotto le note cui si riferiscono e tutte le alterazioni a sinistra della cifra relativa.
I valori originali e il raggruppamento delle note (rispettante la sillabazione del testo) sono stati lasciati inalterati; lo stesso dicasi per le indicazioni mensurali.
Si è adottata la pratica moderna per cui le alterazioni accidentali valgono solo nell’ambito della misura, con conseguente eliminazione di quelle ridondanti presenti nell’originale. Tuttavia si sono mantenute le alterazioni precauzionali abbondantemente usate dall’autore. Originali le armature di chiave.
Il bemolle usato per alterare il diesis, o viceversa, è stato sostituito secondo l’uso moderno con il bequadro, sia nelle parti di canto e di basso che nella numerica del continuo. Le alterazioni editoriali sono poste tra parentesi.
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