10,21

Alessandro Scarlatti: Per un vago desire

Rec.: Per un vago desire
Aria (Andante): Tirsi ti pentirai
Aria (Andante Moderato): Mi fa morir quel guardo tuo gentil
Rec.: disse, e cos poi egli segu
Aria (Andante Moderato): Un sospiro, oh Dio, perché
Rec.: Qui Tirsi innamorato

La partitura contiene la parte staccata del violoncello.

Antony Spiri Mnemes Soprano, basso continuo Tag: , , , ,

Sull'autore

La partitura contiene la parte staccata del violoncello.

Per un vago desire espande la struttura tipica della cantata per solista dell’Arcadia presentando un po’ di azione specifica anziché l’usuale monologo statico. Il pastore Tirsi, soffrendo dell’irrequieto amore per Clori, comnincia ad insegnare i rudimenti della teoria musicale come opportunità di esprimere i suoi sentimenti e, se tutto va bene, sedurla. Il narratore non solo introduce la scena, ma prende parte allo sviluppo della “trama” come consulente di Tirsi.

Clori rimane in silenzio. Le scene(concetto) sulle 6 sillabe del solfeggio da do a la non sono mai indecenti, ma l’avvertimento del narratore a Tirsi che se insegna a clori i principi della modulazione Tonale, lei prima o poi trarrà le debite conseguenze in fatto di amore e passerà da un amante all’altro, e la reazione di Tirsi, che immediatamente fa una predica a lei dicendo che la “modulazione” e in effetti una cattiva idea, sono certamente da intendersi a scopo comico.

Scarlatti naturalmente, sfrutta le opportunità offerte dal concetto per illustrare le note della scala (battute 5-11 nella linea del basso), per impiegare strane modulazioni (alle parole mutazione e cangiamenti nelle battute 18-20 e 25-27) e per parodiare la sobrietà tonale ed emozionale (battute 83-87). Prende il mal d’amore di Tirsi, comunque, molto seriamente con la sua ambientazione quasi tragica (reminiscente di molte scene di morte dell’opera) che va oltre all’innoqua opera a tema romantico che implica il testo. Verso la fine della cantata, l’ultima aria va scemando e si ferma completamente nel mezzo di quello che crediamo sia la sezione A di una forma “da capo” che senza interruzioni si sovrappone al recitativo finale in cui il basso continuo, all’inizio, non partecipa – le pause sono annotate per le prime due battute e mezzo, cosa molto inusuale nel recitativo di questo periodo.

Il ritratto musicale dello stato di disperazione di Tirsi, mentre passa da un discorso secco teatrale allo sfogo emozionale e alla fine diventa incapace di muoversi e parlare, è inusuale, psicologicamente astuto e molto commovente.

Il linguaggio armonico ardito (che richiama lo scambio di cantate fra Scarlatti e Gasparini del 1712), l’alternazione a coppie di recitativi estesi e arie estese, la presenza di un aria ininterrotta (l’opera Marco Attilio Regolo del 1719 contiene 8 arie di questo tipo!), la libertà e la flessibilità dei recitativi e le stupefacenti abilità di composizione e rifinitura delle arie suggeriscono che questo sia un lavoro del periodo tardo o medio di Scarlatti, probabilmente non prima del 1705.

Rec.: Per un vago desire
Aria (Andante): Tirsi ti pentirai
Aria (Andante Moderato): Mi fa morir quel guardo tuo gentil
Rec.: disse, e cos poi egli segu
Aria (Andante Moderato): Un sospiro, oh Dio, perché
Rec.: Qui Tirsi innamorato

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